Melchor Cano e l'enigma della scuola storica: probabilità e critica nel XVI secolo
DOI:
https://doi.org/10.4454/philinq.v10i2.426Parole chiave:
ConundrumAbstract
Questo articolo discute il ruolo svolto dalla nozione retorico-giuridica di verosimiglianza nell'ascesa della critica storica nel XVI secolo. Abbracciando una concezione dialettica dei fatti storici come qualcosa che doveva essere estremamente probabile piuttosto che logicamente necessario, i primi autori moderni si preoccuparono sempre più di sviluppare strumenti critici di verifica. Mutuati dalla tradizione giudiziaria medievale - influenzata a sua volta dalla retorica e dalla dialettica classiche - questi strumenti miravano a valutare le fonti e i resoconti storici in base al loro intrinseco grado di verosimiglianza. Il background giudiziario di questi strumenti di valutazione spiega la nascita della critica storica in ambienti influenzati dalla tradizione giuridica e filologica innovativa del mos gallicus (ad esempio, François Baudouin, Jean Bodin). Allo stesso tempo, però, spiega anche l'emergere di nozioni critiche simili tra autori che integravano in modo indipendente interessi umanistici, tardo-scolastici e canonistici. È il caso, ad esempio, di Melchor Cano (†1560), il cui De locis theologicis precede sia l'opera di Baudoin che quella di Bodin, fornendo uno dei primi esempi di un metodo di critica storica pienamente sviluppato.
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